Sociologo tedesco. Frequentò le
più rinomate università tedesche (Jena, Lipsia, Bonn, Berlino,
Tubinga) e si laureò in Filosofia e Storia all'università di
Tubinga nel 1877. Nel 1881 gli fu assegnata la cattedra di Sociologia
all'università di Kiel, dove rimase fino all'avvento del Nazismo (1933).
Dal 1909 al 1933 fu presidente della Società tedesca di sociologia, di
cui era stato uno dei fondatori insieme a W. Sombart, M. Weber e G. Simmel.
Definita la sociologia, nel suo complesso, come “la teoria della
convivenza umana”, nella sua opera fondamentale,
Comunità e
società (1878), propose una distinzione divenuta classica tra
comunità (
Gemeinschaft) e
società
(
Gesellschaft). Col primo termine intese un agglomerato sorto dalla
natura stessa, indipendentemente dalla volontà dei suoi membri e in cui i
rapporti si basano su vincoli di simpatia, parentela, vicinato, amicizia,
costume, religione (sono un esempio la famiglia, i clan, le sette religiose). Il
termine società venne riservato, invece, soltanto a quei raggruppamenti
che derivano da un accordo volontario dei suoi membri. Attraverso il vincolo
associativo, essi intendono perseguire un interesse comune che non potrebbe
altrimenti essere ottenuto con gli sforzi isolati delle singole persone (per
esempio le società commerciali). Collegata a questa distinzione
fondamentale, vi è quella tra due diversi tipi di volontà:
Wesenwille (volontà naturale) e
Kurwille (volontà
razionale). La prima è di natura organica, la seconda una produzione del
pensiero. Tra le principali opere citiamo:
Dottrina e vita di Hobbes
(1896);
Sviluppo della questione sociale (1907);
Critica dell'opinione
pubblica (1922);
Studi e critiche sociologiche (1926);
La
battaglia per la legge socialista (1929) (Oldenwort, Schleswig 1855 -
Berlino 1936).